domenica 5 marzo 2017

Un tempo c'erano i sarti

Un tempo c'erano i sarti, che facevano i vestiti.

Anche nelle sartorie più grandi e strutturate c'erano degli operai che passavano la giornata a tagliare e cucire.
La sera gli operai tornavano a casa e, a volte, potevano raccontare soddisfatti: "oggi ho cucito un bell'abito, mi è venuto proprio bene".
Certo, quando poi gli operai si accorgevano che l'abito veniva venduto a mille Euro ed a loro ne arrivavano solo dieci, tendevano a lamentarsi.
Per il padrone della sartoria era un bel problema se un buon operaio, addestrato e sperimentato per anni, che ormai aveva imparato tutti i segreti del mestiere, andava a lavorare per una sartoria concorrente, disposta a pagarlo un po' di più.
Allora bisognava pagare scatti d'anzianità, offrire premi e gratifiche, alzare di tanto in tanto i salari.
Questo faceva salire i prezzi degli abiti e riduceva il profitto dell'imprenditore.
Un buon vestito costava caro e chi aveva affrontato la spesa per acquistarlo lo teneva da conto e lo faceva durare anni.
Se ne vendevano pochi, insomma, per cui i padroni delle sartorie non guadagnavano abbastanza.
Non andava bene.

Economisti, giuslavoristi e società di consulenza si sono messi al lavoro ed hanno corretto la situazione.
Oggi un abito italiano viene prelavorato in Bangladesh, poi rifinito in Vietnam, infine portato in Italia, dove qualcuno attacca i bottoni e cuce le etichette.
L'omino che attacca i bottoni non sa, esattamente, come siano stati fatti gli abiti che gli passano davanti; non comprende quale sia il suo contributo alla realizzazione del prodotto finito. Sa solo che gli arrivano in continuazione abiti con le asole già pronte ed è bene che lui si sbrighi ad attaccare i bottoni, per non fermare la linea di produzione.
La sera torna a casa un po' frustrato, ma è meglio non lamentarsi: l'azienda ci metterebbe poco a trovare qualcun altro per attaccare bottoni; e lui, poi, dove andrebbe a lavorare? Non ha imparato nient'altro, è solo un operaio che attacca i bottoni...
Oltre che frustrato, è sempre più stanco: ogni giorno i bottoni da attaccare aumentano. Anche perché il padrone della sartoria ha fatto in modo di assumere tanti operai per preparare le asole, motivandoli e stimolandomi continuamente con premi di produzione ed incentivi, mentre ha ridotto il numero di quelli che attaccano i bottoni, per tenerli sempre sotto pressione.

Certo, ogni tanto il nostro operaio si accorge che qualche asola è stata fatta male: "ecco, i soliti difetti di produzione; questi addetti alle asole lavorano sempre di fretta, per prendere il loro premio di produzione, senza nessuna cura per la qualità del lavoro che fanno".
Lui, orgoglioso della sua precisione nell'attaccare i bottoni, capisce che basterebbe spostare di qualche millimetro il bottone per rimediare al difetto e farlo combaciare con l'asola. Ci pensa un attimo, ma poi decide che non è il caso. Attacca il bottone con ancor più scrupolo e precisione del solito, esattamente nel punto in cui è prescritto che debba essere attaccato. Poi contempla, per un momento, il lavoro finito: quel bottone, perfettamente attaccato, non entrerà mai nell'asola frettolosamente predisposta da qualche suo collega, immeritatamente privilegiato. Un piccolo sorriso si dipinge sul suo viso. Questa sera tornerà a casa un po' meno frustrato del solito.

Oggi troviamo, nei negozi di abbigliamento, tutti i vestiti che vogliamo, a prezzi sempre più bassi. Possiamo cambiarli spesso, comprandone di nuovi, non c'è bisogno di averne particolare cura.
Peccato solo che, quasi sempre, quei maledetti bottoni non entrano nelle asole...

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